ONE CHAMPIONSHIP: IL GRANDE SOGNO.

Di Carlo Di Blasi

Diciamola tutta essere a ONE Championship per un kickboxer è già un’impresa ed un risultato.

Ovvio vincere è anche meglio, ma il nostro sport è fatto di alti e bassi che non sempre possiamo influenzare.

Yuri Farcas sicuramente ha meritato sia il posto a ONE che il magnifico contratto cha ha firmato, ma certo non è andata come volevamo perché alla fine dei 3 round contro il Russo Beybulat Isaev il braccio alzato non è stato il suo.

Però attenzione…

UN MATCH DA ANTOLOGIA.

ONE è nota per valutare la prestazione e non solo il risultato finale. Un esempio per tutti: Joseph Lasiri nei suoi primi combattimenti in ONE ha sempre perso eppure non solo gli hanno rinnovato il contratto ma addirittura ha avuto ben 2 title shot che gli hanno permesso poi di cingere la massima cintura.

Stessa cosa per il giovane Lenny Blasi presenza costante in ONE nonostante i risultati non sempre vincenti. Ma questo perché?

Perché entrambi danno spettacolo! E lo fanno creando empatia con il pubblico. Oggi i match si vincono anche così, conquistando gli spettatori. Fu così anche per il mitico Ramon Dekkers che di match ne vinceva e ne perdeva ma sempre testa a testa con una grinta da paura.

BREVE ANALISI.

Per chi non ha visto il match i due colossi si sono scambiati ‘’sportellate’’ per due rounds mantenendo in equilibrio il combattimento. Isaev non accettava davvero la corta distanza mantenendo margine di sicurezza all’inizio poi, al terzo round, probabilmente visto un calo di ritmo di Yuri, accelerava e metteva due bombe al corpo che minavano la resistenza di Farcas e poi un calcio girato alla testa ed un pugno girato sempre al capo,

Insomma, due mazzate tribali che avrebbero steso un bue. Ma così non è stato…

Il nostro prosegue il match e termina ben saldo sulle gambe.

Nessuna scusa per il risultato ma vi invito a leggere il racconto che Yuri ci fa della sua prima trasferta alla corte di Chatri Sityotong.

Detto ciò, attendiamo la seconda chance per esprimerci sulla presenza del nostro tra i colossi del Fighting. Certo è che vedere ancora una volta uno dei nostri a ONE è una delle più belle sensazioni che posso mai provare da manager, da promoter ma soprattutto da presidente di Fight1.

FARCAS RACCONTA FARCAS.

‘’ Credo che con il mio combattimento in One Championship io abbia scritto un altro pezzo di storia della mia carriera.  È stato un debutto molto atteso ma finalmente abbiamo avuto la data.

Non avendo mai fatto viaggi così lunghi diciamo che l’ho patito molto. Siamo partiti lunedì mattina alle 11:40 e siamo arrivati il giorno dopo alle 10 del mattino a Bangkok. Con un viaggio lungo ben 16 ore sono arrivato veramente devastato. Non riuscivo nemmeno a parlare, appena sbarcati a Bangkok abbiamo avuto subito un problema con l’immigrazione.

Non avevo fatto il Visto, onestamente non sapevo fosse necessario. Fabio (Giannelli Ndr) il mio coach passa tranquillamente, io vengo bloccato e rimandato indietro. Resto da solo senza saper parlare in inglese, vado un po’ in panico, alla fine sono riuscito a farmi capire. Ci ho messo un po’ e nel frattempo avevo perso il mio coach. Fabio, intanto, si disperava: ‘’dove diavolo è finito Yuri’’ si domandava…c’è voluta una mezzora buona, ma alla fine ci siamo ritrovati e ci siamo fatti pure una sana risata. Recuperate le valigie siamo andati verso l’uscita dove troviamo un bel cartello con scritto One, e finalmente ci portano in hotel.

Io ero distrutto e, dopo mangiato, sono volato a dormire perché il giorno seguente al mattino avevamo il test dell’idratazione e il peso non ufficiale (ONE richiede già tre giorni prima del match che il peso sia quello di gara con il test di idratazione corretto NDR). Il giorno seguente supero il test senza problemi e questo mi rasserena. Era la mia prima volta in una promotion così importante ed ero un po’ emozionato. Oltretutto non è facile comprendere tutte le loro regole la prima volta. Nel pomeriggio mi portano in ospedale per le visite mediche e purtroppo finiamo tardi. Finalmente ci riportano in hotel dove posso andare in palestra ad allenarmi.

INIZIANO I PROBLEMI.

Mentre siamo a cena ci arriva un messaggio poco piacevole: pare che l’esame medico indicasse che la creatina fosse alta e il gfr basso, quindi il medico pensava che avessi un’insufficienza renale. Bella questione perché questo poteva impedirmi di combattere. Io però ero consapevole di non aver questo problema perché l’esame che mi hanno fatto è indicato per le persone normali ed io essendo un atleta, avevo bisogno di un esame più specifico. Sono molto grosso muscolarmente e facendo allenamenti ad alta intensità è più che normale che la creatinina risulti alta. Comunque ci dicono di bere molta acqua, non fare uso di sale ed altre cose che potrebbero peggiorare la situazione. A questo punto, pur sapendo di non avere niente, devo ammettere di essere andato un po’ in paranoia. Il giorno seguente avevamo il peso ufficiale e il test dell’idratazione ufficiale. Passo entrambi senza problemi.

Scopro poi in serata che il mio avversario al momento non aveva superato né il test dell’idratazione né il peso…intanto a cena pensavo più al test che dovevo eseguire il giorno dopo che al match.

IN OSPEDALE ANCORA PROBLEMI!

Il giorno dopo in ospedale faccio il test e non lo passo. Mi trovano la creatina ancora più alta: PANICO TOTALE!!! Mi parte uno stato di ansia tremendo perché avevo paura di non poter più combattere… il team di ONE entra in riunione e dopo lunghe ore ci comunicano che mi faranno combattere ma che, se durante le riprese mi vedranno strano, stopperanno il match.

CONTINUA LA TENSIONE.

Tiro un sospiro di sollievo ma rimango comunque teso. In camera poi mi sono calmato: con Fabio decido di allenarmi un po’ così da stancarmi e riuscire a dormire tutta la notte prima del match. Con tutti questi alti e bassi e il jet lag ho dormito poco. Purtroppo, tra la tensione ed altro sono rimasto sveglio fino alle due di notte. Non era solo un problema di ansia, in strada c’erano dei lavori in corso che facevano un rumore davvero fastidioso. La sveglia per andare al palazzetto era alle 5 di mattina perché il gala era in diretta con gli USA; quindi, per il fuso orario si combatteva alle 9 del mattino, ora di Bangkok, per cui mi sono restate solo tre ore di sonno. Resto comunque carico per la voglia di combattere ma sono teso come una corda di violino. Sapevo che dovevo sfruttare questa opportunità e non mancare l’occasione.

ARRIVA IL MOMENTO.

Dopo un po’ di attesa arriva il momento del mio match. L’emozione, la tensione, l’adrenalina e l’agitazione sono alle stelle, ma sapevo benissimo che dovevo dare il massimo.  Parte il primo round e inizio subito ad attaccare. Isaev resta molto sulla difensiva. Si può dire che si è difeso bene nonostante i colpi che gli mettevo. Lui se ne esce bene, posso dire, e fare i miei complimenti al suo team perché hanno studiato con estrema cura il match. Nonostante la mia minore esperienza penso di essermela cavata alla grande nelle prime due riprese.

BARCOLLO MA NON MOLLO.

Purtroppo, al terzo round sono arrivato allo stremo delle forze perché ho subito un paio di colpi all’addome ed al fegato che hanno inciso molto sul match. Lì ammetto di essermi piaciuto: ho tirato fuori la grinta e la voglia di andare avanti. Poi un calcio ad uncino girato alla testa e a seguire un pugno girato mi hanno fatto barcollare un attimo ma sono stato in piedi e ho finito il match a testa alta.

ONE È UNICA!

Ricapitolando il tutto penso che ONE Championship sia una delle più grandi promotion al mondo e combattervi non è facile sia da punto di vista fisico che mentale perché hai tanta pressione addosso. Oltre tutto gli avversari sono veramente forti. Per me è stata una bellissima esperienza e da quello che mi dicono penso di aver fatto una bella prestazione e un bello show. Ora attendo con impazienza la data del prossimo match e come dico e ripeto sempre DON’ T GAS ME!!

RINGRAZIAMENTI.

Volevo ringraziare a tutto il mio team che mi permette di arrivare al 100% sul ring. Un’ altro ringraziamento va alla federazione Fight1 ed al presidente Carlo Di Blasi. Sono felice di farne parte, perché penso che nel percorso di un’atleta ci sia bisogno di un manager che ti apra le porte giuste’’.