CARLO DI BLASI: 5 COSE DA SAPERE SUL NUOVO PRESIDENTE ONE CHAMPIONSHIP ITALIA (articolo tratto e tradotto dal sito ufficiale ONE Championship).

Carlo Di Blasi porta alla sua nuova posizione di Presidente ONE Championship Italia un enorme bagaglio di esperienza dentro e fuori dal ring.

Negli anni ’70 ha iniziato a sperimentare da spettatore e da praticante le prime discipline marziali che iniziavano ad arrivare in Italia.

In un primo momento, salendo in prima persona sul ring e successivamente da promoter e allenatore, Di Blasi ha sperimentato il mondo del fighting a 360 gradi.

Tenendo a  mente questa breve premessa, ecco 5 cose che dovete sapere di Carlo:

1.  Il Suo background nelle arti marziali è impressionante.

Quando aveva solamente 14 anni, Di Blasi ha iniziato il suo percorso da artista marziale prima avvicinandosi al Judo e poi al Karate, che erano stati da poco introdotti in Italia. Il destino ha poi voluto che il promoter italiano avesse assistito ad alcuni scontri per le strade di Milano dove rimase impressionato dai calci spettacolari che, in seguito, scoprì essere tipici dei praticanti di Savate, che all’epoca era la disciplina più popolare in Italia. Poco dopo Di Blasi ha deciso di salire sul ring in Savate e competere in prima persona. Ha raggiunto il livello internazionale ritirandosi nel 1986 per concentrarsi sul nuovo ruolo di allenatore. “Avevo realizzato che i miei atleti facevano meglio di me e ho pensato che forse ero un allenatore migliore rispetto a quanto non lo fossi da atleta” ha ammesso. Di Blasi ha poi lavorato come promoter, portando in Italia organizzazioni del calibro di K-1. Ha poi dato vita alla palestra di fama internazionale Accademia Europea e ha lanciato la fantastica carriera nel mondo della kickboxing del “Dottore” Giorgio Petrosyan contribuendo a farlo diventare uno dei mostri sacri di questo sport.

2. Di Blasi ha un passato nel mondo legale.

Se, da un lato, le arti marziali sono sempre state la sua passione, Di Blasi ha pensato in passato a una carriera da diplomatico.

Ha, invece, in seguito deciso di seguire le orme di suo padre e frequentare la facoltà di giurisprudenza. Ha anche frequentato corsi presso l’Università di Montpellier e ottenuto un’abilitazione in traduzioni in lingua francese presso il Centro Culturale Francese di Milano.

Nel 1989,  Di Blasi ha deciso di abbandonare la sua carriera nel mondo legale per dedicarsi ad attività di organizzazione di eventi, PR e produzione TV, stabilendo relazioni che durano ancora oggi con il mondo dello spettacolo italiano.

Ha poi iniziato a concentrarsi sullo sport giusto in tempo per dare vita all’esplosione delle arti marziali in Italia.

3. Di Blasi è un grande sostenitore delle arti marziali al femminile.

Di Blasi è stato un pioniere e uno strenuo sostenitore delle donne nelle arti marziali.

Nel 1997, sotto la sua guida, l’ex modella Chantal Menard è diventata la prima campionessa mondiale italiana vincendo il titolo mondiale ISKA. In seguito è diventata un eroe locale e ha ispirato molte altre donne ad avvicinarsi al mondo della kickboxing e a competere ai più alti livelli.

Quattro anni più tardi, Di Blasi ha con successo promosso una campagna per la legalizzazione della boxe femminile in Italia.

“Alle donne devono essere date le medesime chances che agli uomini di andare sul ring. Quando vedi una giovane donna allenarsi e vedi la sia determinazione e grinta, ti cambia diametralmente il modo in cui percepisci le arti marziali” ha detto.

“Non mi piace sentire dire alla gente: Ohhh combatte come un uomo. No, preferisco: combatte come una donna e può anche essere meglio di un uomo”.

Di Blasi ha servito l’esercito italiano.

Per parte del suo periodo di servizio militare obbligatorio, Di Blasi ha servito nei carabinieri nel Reparto Operativo Antidroga in qualità di interprete.

Ha iniziato dalle basi come tutti gli altri appartenenti alla sua leva, ma, quando i suo superiori si sono accorti delle sue capacità nella pratica delle arti marziali, ha iniziato a dare lezioni di difesa personale ai suoi compagni.

Anche se la disciplina fornitagli dalla pratica delle arti marziali fosse ben radicata in lui, l’esperienza nell’ambito militare l’ha portata a un livello superiore.

“Portare un’arma è un’enorme responsabilità e sapere come e quando utilizzarla è fondamentale” ha spiegato.

“Quando porti un’arma non puoi mostrare alcun segno di paura o esitazione. Non puoi lasciarti prendere dall’impulsività perché può allo stesso tempo salvare o far male a delle persone.”

Di Blasi ha grandi progetti per ONE Championship.

Il primo incontro di Di Blasi con il CEO di ONE Championship Chatri Sityodtong è avvenuto per la discussione del contratto di Giorgio Petrosyan.

Fin dall’inizio la consonanza dei valori, la visione e i sogni della promotion asiatica lo hanno ispirato e spronato a intraprendere nuove avventure.

Ora, da Presidente One Championship Italia, Di Blasi progetta di utilizzare le Arti Marziali da tramite per diffondere i valori della cultura asiatica in Europa.

“Un campione deve anche esserlo fuori dal ring e sapere come aiutare le altre persone. Mi auguro di creare molti altri campioni in Italia che possano ambire alle cinture ONE. Ma, oltre e più di questo, voglio diffondere ONE e i suoi valori in tutta Europa” ha spiegato.“In Europa c’è un grande interesse per la cultura Asiatica e le Arti Marziali possono rappresentare il vero e proprio collante tra i due mondi”.