Un OKTAGON da incorniciare perché come avevamo annunciato, abbiamo rivisto una edizione da vecchi tempi con campioni internazionali non facili da vedere dal vivo in Italia se non a OKTAGON.
Mi riferisco a campioni affermatissimi come Davit Kiria, Jamie Bates e Bruno Suzano o new comers di gran livello come il Team Japan.
Ma so cosa tutti attendono dal mio commento: l’analisi del match tra Faraoni e Hurduc.
Faraoni fu vera gloria?
La domanda che si sono posti alcuni con giudizi alterni sui social è stata sempre la stessa: Mattia ha vinto davvero?
La risposta è semplicissima, ma vi giro le domande da porsi e le risposte a seguire.
L’atterramento al primo round di Faraoni era vietato?
Si. Poteva essere sanzionata con la squalifica immediata di Hurduc.
Faraoni aveva il diritto quindi a ritirarsi?
Si. E avrebbe così vinto e mantenuto il titolo senza combattere.
Faraoni ha quindi preso un rischio ad accettare?
Si. Enorme perché a fronte del minus point combinato a Hurduc, comunque, la gamba poteva mollare ed a quel punto sarebbe stato dichiarato sconfitto.
Perché Faraoni ha accettato quindi di perdere il titolo combattendo con un ginocchio lesionato?
Perché è l’istinto del combattente nato quello di scegliere sempre la strada più onorevole anche se più difficile e rischiosa.
A questo si aggiunge il non voler scontentare il pubblico dei suoi veri fans ed amici che hanno rinunciato a seguire la partita della nazionale per venire da ogni parte d’Italia ad OKTAGON TSUNAMI.
Faraoni doveva essere contato quando, dopo un calcio a vuoto, si è trovato a terra sbilanciato dal suo stesso colpo ed a causa del ginocchio malconcio si è alzato lentamente?
No, perché il conteggio sopravviene sempre su un colpo subito. Negli altri casi è decisione inappellabile dell’arbitro il conteggio.
Il verdetto finale dei giudici quindi è stato corretto?
Si, perché espressa all’unanimità di una giuria in cui vi era responsabile internazionale degli ufficiali di gara l’inglese Paul Nicholls che non avrebbe mai avvallato una decisione sbagliata.
Ma tu, Carlo Di Blasi, al netto di essere il promoter di OKTAGON e il manager di molti atleti in gara compreso Mattia Faraoni, ti senti di dire che la decisione di lasciare la cintura a Mattia è stata corretta?
Assolutamente sì per tre semplici motivi: il primo perché per battere il campione in carica devi essere davvero migliore di lui. E Hurduc, pur mostrandosi davvero pericoloso, non lo è stato. Hurduc è stato sempre pericoloso, non solo per i suoi colpi micidiali, ma perché ha reso il match così confuso da rischiare altri incidenti che avrebbero potuto rovinare il combattimento.
Secondo perché, anche qualora fosse intervenuto un verdetto di parità, perché escludo a priori la vittoria di Hurduc, la cintura restava al campione in carica.
Terzo perché il regolamento ha come regola che il round lo vince chi fa più danni all’altro e non mi pare che, al netto del ginocchio lesionato irregolarmente, ci sia stata una supremazia di Hurduc che si è limitato a boxare contro un avversario che lo ha messo più volte in difficoltà con pugni e calci dimostrando una kickboxing più varia.
Come giudichi quindi il match nella sua globalità?
Onestamente è andato in onda uno show che i puristi hanno criticato perché fuori da schemi classici ed invece proprio perché così assurdamente drammatico, ma vero,ha consentito uno storytelling che farà scuola. Si sale sul ring per vincere ma anche per fare spettacolo e questo è stato unico.
Fiato sospeso per la paura che il match non si facesse più, fiato sospeso per la paura che la gamba cedesse, poi fiato sospeso per il conteggio di Mattia, e nuovamente fiato sospeso per la incredibile performance di Mattia che rinuncia a calci, sua arma formidabile perché troppo a rischio di cedimento del ginocchio, e si affida ai pugni. Insomma, 5 round in apnea. Ma quale promoter non sognerebbe un clou di manifestazione così ?
E ora cosa succederà? Rivincita o nuova sfida con Bruno Suzano che ha vinto contro Farcas e sfidato Mattia?
La risposta ed il seguito della intervista domani, perché sta per succedere qualcosa.