JORDAN VALDINOCCI: INTERVISTA AL NEO CAMPIONE MONDIALE WKU. (parte prima).

Partiamo dall’ultima vittoria: Il titolo mondiale WKU – 67 Kg strappato a Diar Hessen il weekend scorso. In che posizione lo collochi tra le vittorie ottenute in carriera?
Lo so che potrebbe sembrare una risposta scontata, ma la colloco al primo posto. Non tanto perché è un titolo mondiale, quanto piuttosto per la mia prestazione. Sento di aver dato sul ring la versione migliore di me rispetto forse a tutti i mei match precedenti. Era un match molto difficile da gestire sulle 5 riprese. Rivedendo le immagini mi sono trovato molto pulito, molto tecnico. Non mi sono mai scomposto anche di fronte a un vero guerriero come Hessen che nonostante i colpi continuava a venire avanti. Ci sono stati momenti in cui ho pensato che avrebbe mollato. Ha subito molti colpi duri e mi sono accorto che aveva l’interno coscia molto segnato. Nonostante ciò ha continuato battersi come un leone mostrando alcuni lampi di ottima tecnica e di grande boxe che ci ha permesso di regalare al pubblico scambi puliti molto interessanti. Un ottimo avversario che dà la giusta misura di questa vittoria di cui vado molto orgoglioso.


Hai qualche dettaglio interessante del dietro le quinte del match da regalare ai fan?
Beh dai forse il taglio del peso. All’inizio c’è stata un po’ di apprensione perché non sono rientrato nella categoria per mezzo chilo. Quindi ho dovuto arrangiami come insegna la vecchia scuola: sudorina e mezz’ora di corda e sono rientrato nel peso concordato di 67 kg senza problemi. Un’ultima curiosità è che ho avuto anche un infortunio nel corso del match. A fine terzo round il braccio destro è andato fuori uso. Sono, però, riuscito a gestirlo molto bene con il diretto sinistro e con le gambe.


Ti piace combattere in trasferta?

Si! Mi piace molto perché una delle mie grandi passioni è viaggiare. Quindi spostarsi e vedere nuove realtà è qualcosa che mi affascina sempre molto. Poi per eventi di livello come l’ultimo di cui sono stato protagonista è sempre un piacere. Ovviamente ti esponi al rischio di verdetti “casalinghi”. Io sono stato fortunato e forse anche bravo nel riuscire ad ottenere risultati spesso positivi anche fuori casa però è un rischio che va tenuto ben presente soprattutto per il proprio record. Quindi anche qualche match in casa non è male!


Come è stato preparare un match così importante durante questa situazione di emergenza generale non certo favorevole? Quali sono state le principali difficoltà e come le hai superate?
E’ stato molto, molto, molto complicato. Io son di Pesaro nelle Marche e i miei allenatori sono uno a Rimini, l’altro a San Marino e per la boxe mi appoggio a una palestra di Fano. Quindi tutti in altri comuni, regioni e addirittura Stati (ride) quindi districarsi tra zone rosse e arancioni è stato abbastanza complicato. Io ho la fortuna di avere una mia palestra in cui mi alleno i mei ragazzi, ma abbiamo colto questo periodo per fare dei lavori di ristrutturazione, quindi è stata una preparazione un po’ da film tra scantinati e stanzette piene di polvere. Quello che è importante però è che sono riuscito ad arrivare comunque molto ben preparato. Nonostante la mille difficoltà non ho sentito alcuna mancanza nella mia preparazione e si è visto sul ring.


Sappiamo che tu sei anche coach quali consigli ti senti di dare ai tanti fighter che si trovano costretti a preparare match fondamentali in questi mesi “particolari”?
Dare consigli in questo periodo non è per nulla facile. La prima cosa che mi sento di dire è di non mollare totalmente l’allenamento. Essendo tanti mesi poi recuperare potrebbe essere un bello sforzo. Quindi continuare a lavorare sempre, magari abbassando un po’ i ritmi perché se no il rischio opposto è di allenarsi troppo e di bruciarsi. L’importante è mantenere una base di allenamento sia fisico che tecnico per poi essere pronti a spingere sull’acceleratore quando arriva un match. Per questo è fondamentale il supporto dei tecnici e dei manager che devono essere bravi a sfruttare tutte le occasioni possibili per mantenere i propri atleti attivi.