Ho conosciuto Angelo Valente ai tempi della Doria. Era, come tanti di noi a quei tempi ,un Savateur prima di diventare kickboxer e poi anche pugile. In tanti scriveranno della sua carriera sportiva fatta di titoli mondiali e di sfide internazionali in quel gala milanese di cui lui è stato uno degli interpreti principali. Parliamo di Kickboxing Superstar, organizzato da uno dei suoi maestri Lino Guaglianone nei primi anni 2000.
E parleranno della sua carriera di promoter con sua moglie Marianna del suo gala Kick and Punch, da cui poi diede il nome alla sua palestra.
Ma io vorrei invece ricordarlo per una sua grande dote, che in un mondo conflittuale come il nostro, lo rendeva speciale: l’umanità.
Angelo era sempre gentile con tutti, disponibile e sempre sorridente. Pur militando in federazioni concorrenti mi riservava sempre un posto ai suoi tavoli sfidando gli sguardi ed i commenti dei miei ‘’diversamente’’ amici presenti.
Abbiamo anche collaborato con uno dei suoi migliori atleti che mi presentò affinché lo rappresentassi, Luca Cecchetti.
Il suo garbo verso di me e la sua indifferenza alle critiche di altri mi avevano nuovamente confermato la grande stima per l’uomo.
Ci eravamo sentiti ad agosto e mi aveva raccontato il calvario che stava attraversando. Ma lo fece con una lievità incredibile.
Era sempre sicuro di farcela ancora…o almeno così mi fece intendere. Ma la voce era provata. L’ultima volta mi scrisse per commentare un mio video, io lo chiamai l’ultima volta una decina di giorni fa. Nuovamente volevo chiedergli di un suo atleta e sapere come stesse. Provai un paio di volte. Ma non rispose. Ora so perché.
Quando una persona che stimi vola via non bisogna piangerlo perché ha finito di soffrire, bisogna invece pensare a chi resta: alla moglie Marianna ed ai figli Adriano e Michelangelo perché lui avrebbe voluto così.
Carlo Di Blasi